29 aprile 2010

Rumori

E' strano sentire rumori, odori, sensazioni di casa propria quando si è lontani. E' strano e da' il senso di quanto la nostra percezione del mondo dipenda dalla nostra testa. Prima ho sentito un rumore che non saprei descrivere ma mi è sembrato quello della porta scorrevole che c'è alle scale di casa a Cosenza, lo stesso rumore che per anni mi ha fatto da allarme avvertendomi quando i miei stavano per salire al piano superiore, permettendomi di farmi trovare "preparata" per quando entravano nella mia stanza (eliminando tutte le prove del mio abituale cazzeggio).

27 aprile 2010

Notte e vino rosso

L'ultima volta che ho bevuto il vino rosso vecchio fatto da mio padre è stato il 13 gennaio, da allora non lo ho più toccato, non tanto per gli effetti manifestati quella notte, ma per il totale rincoglionimento della mattina dopo (durato fin l'ora di pranzo). Da allora ho imparato che non bisogna mai addormentarsi con il vino ancora nelle viscere. Forse meglio dire quasi mai. Quella notte ne mandai giù 4 bicchieri, come se niente fosse lì per lì (effettivamente gli effetti li ho visti solo ore dopo), stanotte quello che era rimasto (ossia 2 bicchieri). Sempre accompagnato dalla carne. Allora avevo in testa alcune cose, ora altre ma preferisco, queste ultime, tenerle per me.

25 aprile 2010

La conoscenza che fa male a chi vuole rimanere ignorante (La neve di giugno reloaded)


Non so chi sia Imerio ma posso solo ringraziarlo per aver postato l'intero documentario. Lo ho riguardato oggi e mi ha fatto venire la pelle d'oca come un anno fa. Quello che più mi chiedo è come è possibile non accorgersi di come stanno volutamente cancellando la nostra coscienza storica, come è possibile non reagire, come è possibile rimanere chiusi in casa a fare gli struzzi, come è possibile pensare che tutto ciò non ci riguardi.

24 aprile 2010

Incazzata, schifata e delusa

Schifata di un paese dove i soldi valgono più delle persone. Delusa, questo sono. Delusa dall'idea che meritocrazia per troppa gente significa "guardiamo il tuo conto in banca". Delusa dal fatto che nessuno combatta contro chi da tempo non fa altro che creare attriti tra noi, che si è solo capaci di fare proclami e grida per lo più inutili e per salvarsi la faccia. Incazzata perché, per quanto non navighi nell'oro, ho sempre pensato che chissenefrega se offro io quando chi ti sta intorno ti da qualcosa che non si può contabilizzare con i soldi. Nel mio insano modo di vedere ci sono persone che non hanno prezzo e per le quali non si va a guardare chi da di più e chi di meno. Nel mio insano modo di vivere non me frega un cazzo di chi da' di più e chi di meno, anche se questo significa scontrarsi con i miei genitori. Perché mi piace credere nelle persone e mi da' fastidio che questi quasi 5 anni a Milano hanno chiuso anche un po' i miei occhi.
Sono incazzata, schifata e delusa, verso tutti e tanto verso me stessa.

23 aprile 2010

Albert Finney - Citazione

Whatever people say I am, that's what I'm not

Sogni assurdi

Ma che caspita ho in testa in questi giorni???

22 aprile 2010

Recitare

All the world's a stage,
And all the men and women merely players

William Shakespeare - You Like It (Jaques, Act II Scene VII)

Mi hanno detto che nella vita io recito, insceno una parte lontana dalla persona che sono, indosso una maschera. A dirmelo non è stata una persona qualunque, è stata una delle persone che più mi sta conoscendo in questi mesi, certamente una delle persone che meglio conosce la Ste di questo periodo universitario. E le do pienamente ragione. Io vario tra il recitare e il giocare. Quando gioco è il momento in cui rischio, ma è quasi sempre un rischio calcolato e regole ben precise. Do troppo peso al parere altrui e iper-controllo tutto, poco o niente non viene precedentemente pensato. La chiacchierata fatta lunedì sera è stata tutto meno che facile. E' durata su per giù 2 ore e mi è sembrato allo stesso tempo un secolo e un secondo. Non è stato facile mandare giù buona parte di quelle parole ma era quello che cercavo, qualcosa che mi scuotesse dentro. Non è stato facile parlare, per la maggior parte del tempo è stato uno sorta di scontro mentale, in cui non riuscivamo a capire e a farci capire. "Stai recitando" mi ha detto più volte. E' vero, è maledettamente vero, così tanto da essere naturale. Gli ultimi minuti prima di andare via sono stati i più duri, quando ero letteralmente allo stremo, al pelo dal perdere quel venerato controllo. Quando ho tolto in parte la maschera ed ho iniziato a parlare. In quei minuti spesso guardavo dritto negli occhi, leggevo nell'espressione del visto l'effetto (non so dire se diretto o indiretto) di quello che raccontavo. Credo abbia intuito che la persona che ero in quel momento non potrebbe vivere, ora come ora. Forse un giorno ma non ora. Arrivata a casa ero così stremata che sono crollata a letto. La notte ho fatto un sogno strano, inquietante che ricordo bene ma di cui non voglio parlare.
Non so se avesse messo in conto di potermi conoscere tanto, io di certo non lo pensavo neanche. Mi dice sempre che alla fine è chi ascolta a decidere se tenere ciò che sente o cestinarlo subito, per quanto è vero, ci sono parti delle persone che quando le conosci lasciano una traccia indelebile, volente o nolente.

What lies behind us and what lies before us are small matters compared to what lies within us.
Ralph Waldo Emerson

18 aprile 2010

Henry Louis Mencken - Citazione

The average man never really thinks from end to end of his life. The mental activity of such people is only a mouthing of clichés.

15 aprile 2010

Henry David Thoreau - Citazione

The language of friendship is not words but meanings.

Non so a che gioco sto giocando

Non so a che gioco sto giocando, può sembrare assurdo dirlo ma faccio difficoltà a capirlo davvero. Mi rendo conto di fare ciò che non dovrei, di giocare con quello che ho paura accada, di stressare la situazione finché non arriva al limite e comunque non trovo un freno a me stessa. Sarà il retrogusto di adrenalina, sarà che forse quello che voglio non è quello che penso razionalmente, sarà che mi piace troppo stuzzicare la curiosità altrui, un motivo ci sarà ma sto realmente rischiando grosso.

14 aprile 2010

Riassumendo 1

Premetto che potrebbe essere un post un po' lungo e con poco filo logico, purtroppo i miei riassunti, o meglio i riassunti che mi riguardano, o ancora meglio i riassunti che faccio su cose che mi riguardano sono fatti così.
Partiamo un po' da lontano, ma non troppo: marzo.
Giusto per iniziare bene il mese, ad inizio marzo ho dato un esame, la parte scritta, di cui ho rifiutato per la quarta volta il voto. Se c'è una caratteristica che mi contraddistingue in tutto e per tutto questa è la testardaggine. L'esame in questione è il tipico mattone che i "bravi" studenti (e io rientro tra questi) si lasciano all'ultimo anno mentre tentano anche di portare avanti la tesi. Lasciando perdere il fatto che stavo per incazzarmi seriamente con una dei prof, ho rifiutato per il semplice e, allo stesso tempo, assurdo motivo delle volte precedenti: con l'orale non sarei arrivata al voto minimo che avrei accettato. Non mi prendete per folle se dico che questo voto è il 27/28, forma mentis in parte autoctona della mia famiglia, in parte impiantata nelle meningi dall'università stessa.
Comunque transeat, da lì a poco sarebbe arrivata Martina a Milano. Non ho mai scritto molto di lei in questo blog, come non ho mai scritto molto di ciò che riguarda la mia vita prima di iniziare a scrivere in questo spazio virtuale, si trovano spezzoni in più post, per dare un'idea sto parlando di lei. E' stata la prima volta che mi è venuta a trovare, la prima volta che siamo state a contatto tante ore al giorno dai tempi del liceo. La scusa è stato il concerto dei Cranberries, ma si è trattato solo dell'incipit. Vederci ci ha fatto bene anche se ritrovare vero equilibrio nella nostra amicizia è allo stesso tempo difficile e facile. Facile perché ci basta poco per essere le due amiche del 2005, difficile per tutto quello che è passato dentro di noi in questi 5 anni. Poi quando un'amicizia rischi di perderla il velo di paura dentro ti rimane sempre. 10 giorni in cui mi sono divisa tra tesi e uscite, non stando mai a casa e infatti il conto corrente ne ha risentito: le spese fatte con la carta di credito si sono più che duplicate a Marzo.
Tempo che Martina parta e che io sopravviva al mio primo lab meeting, ho preso la strada per andar fuori da Milano, siamo già alle vacanze di Pasqua. Come sì è già capito da quello che ho scritto giorni fa le ho passate a Cosenza e non sono state esattamente esaltanti per quanto mi riguarda (vedi qui, qui e qui). I "compiti" che avevo da fare a Cosenza, al di là di parenti e affini, erano: votare (sono scesa prima appositamente) e studiare l'esame di cui ho parlato in precedenza, dato che ci avevano messo una sessione di esami suppletiva la settimana dopo Pasqua. Tra tutti (parenti compresi) non so cosa sia andato peggio. L'ambito familiare preferisco evitarlo, non sono capace di affrontarlo immaginiamo di parlarne. Sui risultati delle regionali stenderei un velo pietoso, anche perché l'acqua di una latrina è più limpida delle fedine penali di molti dei candidati. Per quanto riguarda lo studio, la mia testa era completamente fuori orbita terrestre e gli appunti li ho portati a cambiamento d'aria, come si suol dire. In breve non ho toccato libro.
Passiamo ad altri argomenti inerenti a queste feste pasquali. Oltre ad essere andata a messa solo per la pace del mio microambiente e a non aver ricevuto né comprato l'uovo di cioccolato per la prima volta in vita mia, rimangono gli "amici". Le virgolette non sono un caso.
I miei cari ex-compagni di classe sembravano ben disposti a tramutare da parole a fatti la mia proposta, tanto che pensavo di smentire la mia sensazione per una volta. Ovviamente a due giorni dalla data fissata sono iniziati a scomparire tutti, più o meno giustificandosi, e alla fine ci siamo ridotti a 1/5 dei componenti, ossia eravamo tre. Uno è il mio ex compagno di banco per 4 di quei 5 anni liceali (il quale non lo vedevo da più di 3 anni), l'altra, MT (ossia Maria Teresa) si è rivelata una delle riscoperte di quei giorni. A liceo io, lei e altre tre compagne di classe formavamo un quintetto indissolubile, il Campidoglio(loro quattro)+Ste, nonostante gli alti e bassi naturali tra amiche. Mi fa strano pensare quanto il legame creato sembrava indistruttibile, in realtà le ho quasi subito perse di vista, ci siamo quasi subito perse. Ok, sto divagando. MT è radicalmente cambiata, cose che neanche pensavo possibili di cambiamento. Ritrovarci quella sera e poi in venerdì dopo a bere e chiacchierare è stato una bella parentesi di quei giorni.
Conviene che per il momento mi fermo qui, visto che ore sono e visto quanto sta diventando lungo.

12 aprile 2010

Chiamiamola primavera

Esci la mattina presto da casa e c'è già il sole, vai a pranzo e non hai più bisogno della giacca, esci dalla metro di Lambrate alle 8 di sera e sembra ancora pomeriggio, senti corpo e testa come se ti avessero iniettato endovena 10 dosi di ormoni e ti senti un'adolescente ingrif...ehm...molto presa dal resto del mondo...e allora dici E' primavera! (Almeno chiamiamola così va...).

6 aprile 2010

Poco prima di partire

Poco prima di partire esco in giardino e trovo la primavera che sboccia.

Vorrei essere un ciliegio che al primo caldo non ha paura di fiorire.

5 aprile 2010

Veleno

Non voglio tornare a Cosenza perché ogni volta finisce che voglio solo scappare via da tutto e da tutti, soprattutto da me. Non voglio avere a che fare con questa città e con ciò che di questa città mi riguarda. Non voglio vedere i suoi posti e sentire i suoi suoni. Ogni minuto è una goccia di veleno che mi scorre nel sangue. Preferisco perdere l'anima che stare così.

Proverbio gaelico - Citazione


Tagh do chomhluadar ma'n tagh thu do dheoch 
(Choose your company before you choose your drink)

4 aprile 2010

Sapore

Alcune cose avranno sempre sapore di casa

Tra sacro e profano

Premetto che il contenuto di questo post potrebbe essere considerato offensivo e blasfemo da alcuni lettori. Se continuate a leggere abbiate la consapevolezza di non rompere le scatole alla sottoscritta.

Mi è toccato andare alla messa-veglia di mezzanotte: la pace familiare (nonché la pace dei miei nervi) vale questo e altro. Al di là del fatto che è finita all'una passata, devo dire che è stato piacevole: di quello che proferivano le voci all'altare ricordo ben poco (ok la presenza ma ascoltare cose conosco a memoria diventava un po' troppo) ma il teatrino che si svolgeva tra i banconi lo ho gustato a pieno. Ragazzine che facevano avanti e dietro, make-up e paillette degne di una serata in discoteca, vociare che copriva a tratti quello del predicatore di turno. Insomma un mondo a se stante rispetto alla funzione. Lungi da me il giudicarle, anzi le ringrazio per avermi tenuta sveglia tutto il tempo. L'unica parte della celebrazione che ho ascoltato è stata la lunga omelia, sforzandomi di non fare espressioni che lasciassero trapelare i miei pensieri. Ed è stato arduo: mi dispiace per il parroco, ma a me la creazione sa di favola per bambini e l'idea di esser frutto di una costola altrui mi fa al quanto ridere. Insieme ad altri precetti (e preconcetti) cattolici, senza i quali ho scoperto di vivere benissimo.

Auguri di buona Pasqua, tra poco sacro e tanto profano.

3 aprile 2010

Ultima volta

Questa sarà l'ultima volta che scendo a Cosenza per Pasqua, almeno per un po' di anni. Devo sopravvivere anche io, non solo gli altri.

Chiacchierando con un bicchiere in mano

Con un bicchiere di vino rosso in mano si parla sempre con piacere, quando i bicchieri diventano due e più ciascuno va ancora meglio.
Teresa mi ha detto che la decisione di studiare fuori le sembrò una fuga vera e propria. E' vero, anche se non ho mai pensato di rimanere a studiare in Calabria, tanto meno a Cosenza. E' vero che volevo "fuggire", solo che i motivi sono cambiati con gli anni e ora non so dire quali erano quelli primari.
La serata è finita con doppia dose di Vecchio Amaro del Capo, un po' di allegria non fa male.

2 aprile 2010

Kurt Lewin - Citazione

If you want to truly understand something, try to change it.

Direi che non è periodo

Direi che non è periodo

Forse per cambiare bisogna iniziare a pensare che è periodo, che è il momento, che non c'è da aspettare. Forse non è il periodo giusto a dover arrivare ma ciascuno a doverlo creare. O no Tò?
Forse mi sbaglio. Forse no.

1 aprile 2010

Schifata

Non ho altre parole per l'ingerenza di politicanti, porporati e pseudo-moralisti in ciò che riguarda solo e unicamente la salute dei cittadini. Mi fate realmente schifo.

Dead Waves

Mentre tornavo a casa ho ascolto questa canzone ed ho pensato Mi piace. Anche tu mi piaci. Mi piaci come amico. Mi piaci come persona. Mi piaci come ragazzo anche se non riesco ad identificare cosa mi piace di te. Mi piace passare il tempo a parlare con te. Mi piace sfotterti e lasciarmi sfottere. Mi piace la leggerezza che aleggia tra di noi. Mi piacciono i tuoi dubbi e le tue certezze. Mi piace quando accade qualcosa e anche quando, invece, non accade niente, come stanotte. Mi piace e vorrei dirtelo ma non posso.