30 settembre 2008

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E chi se lo aspettava???


Nella meeting room del nostro piano...io sono quel braccio con la camicia bianca e n mano un bicchiere brachetto. Cin Cin.

28 settembre 2008

Il punto interrogativo

Questa è l'immagine della prima slide della presentazione che farò lunedì pomeriggio alla seduta di laurea. Da qui comincerò a parlare per circa 15 minuti, cercando di non incepparmi e di non avere un attacco di Parkinson quando dovrò utilizzare il pointer. La mia correlatrice ha detto che questa immagine è inquietante con quel punto interrogativo che illumina parte della fronte. Per me invece rappresenta abbastanza la realtà di ciò che si conosce sullo sviluppo neuronale (argomento madre della mia tesi) come su molti altri campi: più sono le cose che scopri, più i punti di domanda che ti poni.

25 settembre 2008

Alla fine il mondo gira comunque

Ho la pagina bianca davanti a me e non so che cosa scrivere, veramente non lo so. Ho voglia di scrivere, ben nascosto in qualche strano rifugio della mia mente c'è probabilmente anche l'argomento, ciò di cui vorrei parlare...ma non lo trovo. E' quasi buffa la situazione, come trovarsi davanti a una persona a cui vuoi, quasi devi parlare ma rimani a bocca aperta, con un espressione simil pesce che boccheggia.
Per ora non mi è mai capitato di fare quel tipo di espressione, ma almeno mille volte mi sono trovata davanti a una persona per parlarci e ho lasciato perdere. La mia "espressione", o meglio le mie movenze in quelle situazioni sono:
- se sono a poche decine di centimetri da quella persona, mani in tasca e sguardo rivolto a tutto il mondo intorno tranne che alla sua faccia;
- se sono a qualche metro e codesta persona non mi guarda, di solito mi metto ad osservarla, quasi ad analizzarla.
Non sono decisamente la migliore oratrice di questo mondo, se devo parlare di me devo sentirmi "distaccata" da quel argomento oppure devo esser capace di distaccarmi. Se no, lascio cadere tutto e alla fine il mondo gira comunque.

22 settembre 2008

Code 46 - Citazione

If we knew what would happen in the end, would we ever be able to take the first step, to make the first move?

18 settembre 2008

Negrita e Gatto Panceri - Citazione


Io ci credo in quel che voglio e forse voglio farmi male
ma non mi riconosco in quello che conviene
Mi piace scivolarvi fuori da ogni calcolo
Per riportarmi in riga servirà un miracolo


Le citazioni sono inutili se non si crede veramente in quelle parole. Servono solo a riempir la bocca di frasi e applicarle come maschere di fronte agli altri e a se stessi.


Conosco poca gente al mondo
che si accetta per com'è
la maggior parte si nasconde
si mette delle maschere

6 settembre 2008

Il Limbo delle Parole d'Amore Perdute

Non ho avuto ancora il tempo di riordinare le idee, o meglio i ricordi del mare per poterne scrivere qualcosa...o forse è perchè non ho ancora finito di caricare sul mio vecchio msn space le 400 foto e più (di cui quelle in cui sono presente saranno su per giù una ventina). O forse entrambi. Boh!
Comunque oggi ho comprato la mia Smemo, la mia fedele compagna di questi anni accademici trascorsi (e spero pure di questo che deve iniziare, se passo il test di ammissione). E' il mio diario di sfogo, di ricordi, di memorandum, di pensieri, di tutto...tranne che degli impegni e dei "compiti" (ho smesso di scrivere i compiti quando ero in secondo liceo, tanto meno mi segno cosa devo studiare ora che sono un universitaria su per giù vissuta).
Il motivo per cui compro sempre la Smemo dal 2005 in poi di preciso non lo so. Un po' sicuramente per quello che scrivono i vari autori. Oggi ho letto il primo e penso valga la pensa copiarlo su questo spazio virtuale. Buona lettura (se avete pazienza).

Il Limbo delle Parole d'Amore Perdute sta nel Cielo di Mezzo, tra il pallore della luna e il lampeggiare dei satelliti. Più luna che satelliti, però.
E' un posto che non si vede a occhio nudo e neppure col telescopio. Ma c'è, bisogna credere fermamente che ci sia, se no che senso avrebbe tutto l'amore trasmesso nella vita. A difenderle, le Parole d'Amore Perdute, c'è l'angelo Tivibì, che le custodisce, incasellate per ordine alfabetico, in una gigantesca parete-libreria piantata nel cosmo. L'angelo custode Tivibì è bellissimo, tanto bello che non lo si riesce neppure a immaginare; forse lui stesso è un'immensa Parola d'Amore Perduta, o è la summa di tutte quelle che si sono perse nell'oblio delle nostre vite contemporanee, così piene di tecnologie perfette ma tanto distratte.
Per esempio le mail che hanno sostituito la carta. Quante parole d'amore contiene una lettera? Milleottocento, duemila ogni pagina di computer. E quante ne abbiamo spedite in questi giorni, in questi mesi, in questi anni, rubando ore di sonno o minuti di studio o di ufficio...
lettere che da schermo a schermo corrono fulminee lungo i cavi informatici. Viaggiano per pochi metri o qualche migliaio di chilometri. Storie d'amore meravigliose o piccoli sentimenti di rimbalzo. Cose tutte importanti, certo, ma soprattutto consumate in fretta sui tasti di un computer e su una pagina retroilluminata di lettura, con il correttore automatico a segnare errori e un "salva con nome" per archiviarle. Archivi labili, quelli informatici: hanno cuori e anime senza occhi e voce, e morie al tungsteno nascoste nell'hard disk.
Le nostre parole d'amore, destinate a perdersi, finiranno nel Limbo del Cielo di Mezzo: arriverà primo o poi un cambiamento di tensione in volt o la necessità di modernizzare l'impianto sostituendo il computer, a cancellarle per sempre. Così come i milioni di sms, di tre lettere o di tre pagine che si conservano per poco e poi si tagliano per lasciare libere le memorie dei telefonini o perchè il cellulare è vecchio e "muore" bruciando tutti i suoi contenuti, o perchè l'amore è finito e per rabbia o per difesa basta andare in "elimina messaggio" e premere un tasto.
Le Parole d'Amore che non si perdono sono quelle scritte a mano - qualche volta sui muri - quelle "carta e penna" che una volta si conservavano in fondo agli armadi nelle scatole delle scarpe o dei biscotti. I nostri padri e le nostre madri conoscevano solo quel modo per dire "ti amo". Ese lo rileggevano a distanza di trent'anni, magari. Per commuoversi o incazzarsi, ma comunque per provare qualcosa di meglio dell'oblio.
Il progresso, già. Ci ha migliorato la vita. Comunicare i sentimenti è oggi possibile "in diretta", con la webcam, anche se si è partiti per il Congo. Se ci si cerca ci si può trovare a tutte le ore, per telefono e in fretta. O mandarsi una fotografia. Le nostre Parole d'Amore hanno subito accelerazioni impensabili solo dieci anni fa. Tanto veloci che a volte non abbiamo neppure il tempo di meditarle.
L'angelo Tivibì è lì per questo. Nel suo Limbo delle Parole d'Amore Perdute nessuno ha fretta. Un giorno, quando tutto si calmerà e gli uomini torneranno a vivere di occhi, di voci, di mani, di cuori, di scritte indelebili e sogni che durano una notte intera, milioni di scatole da scarpe, con tanto di nastro di raso, ci riporteranno le parole scritte in fratta pigiando i tasti minuscoli delle nostre frenesie. Se ne straranno al buio, in fondo ai nostri armadi. Tanto prima o poi le troviamo...


Gino e Michele

Anche se le parole scritte sul cemento non sono indelebili, basta un po' di vernice e ho dovuto constatarlo questa estate.