30 aprile 2009

Feluca

La prima volta che andai a trovare mio fratello a Pisa dove si era trasferito per frequentare l'università (parlo del lontano 2001) rimasi colpita da uno strano "cappello", simile a quello di Robin Hood ma nero e con la punta tagliata. Io ero appena una liceale per cui ignoravo cosa fosse la feluca. Sentendo parlare mio fratello di quella tradizione universitaria, me ne "innamorai" all'istante, come di tutta la vita universitaria così "brillante", diversa, vissuta rispetto alla mia da appena liceale.
Per i cinque anni di liceo dentro di me sognavo di vivere l'università un po' come la ha vissuta mio fratello nella piccola e universitaria Pisa, tra serate con amici e corse in bicicletta per andare a lezione.
Quando fu il mio turno, scegli di provare il test di ammissione in tre differenti università: Padova, la statale di Milano e il San Raffaele. La prima è quella in cui puntavo di entrare, l'ultima quella in cui proprio non credevo, ma provavo tanto per. Il 2 settembre feci il test a Padova e lo passai, alla statale non ci provai neanche visto che ero passata a Padova, ma feci comunque quello al San Raffaele il 6 settembre. L'ironia della sorte volle che nonostante: non mi fossi preparata in modo specifico per quel tipo di test; alle 7 di mattina mi trovavo ancora a Roma Tiburtina perché il treno si era "rotto" e stava fermo li da più di 3 ore; ho corso come una disperata per tentare di arrivare a destinazione entro le 14 (ora di inizio del test); ho saltato colazione e pranzo in quanto avevo una tenaglia alla bocca dello stomaco; ho consegnato il test ben prima dello scadere del tempo in quanto stavo per svenire (NdR erano 150 domande a scelta multipla da fare in 150 minuti, ho consegnato dopo 90 minuti lasciando bianche 11 domande), riuscii a entrare al San Raffaele. Avete presente l'espressione di quanto si rimane a bocca aperta e non si riesce a proferire parola dalla felicità? quella ero io dopo aver letto i risultati.
Quello che allora non sapevo però era che la mia vita da universitaria non avrebbe avuto niente a che fare con quella che avevo "sognato" per 5 anni, niente dipartimenti e migliaia di universitari, niente corse per andare da un'aula all'altra ma sempre la stessa più simile a una classe liceale, non un centinaio di persone a seguire lo stesso corso ma appena una trentina, nessuna serata classica universitaria ma solo aperitivi (a volte con selezione all'ingresso)...il prezzo da pagare quando si frequenta un'ottima ma veramente piccola università di "elite" (prendete con le pinze questa ultima parola, per quanto possa considerarsi tale il San Raffaele, io non mi sento un'elitaria). No, non mi pento della mia scelta, rifarei comunque questa scelta per il plus che mi ha dato per quanto riguarda sia il laboratorio studenti che i laboratori di ricerca presenti nello stesso stabile (l'insegnamento teorico lo considero valido come nelle altre università). Ho messo davanti a tutto quello che potevo imparare.
Dopo quasi 4 anni mi sento comunque non amalgamata alla mia realtà universitaria, mi sento sempre un po' fuori luogo. E quando la mattina passo davanti al politecnico, sento un pizzico di invidia a non essere tra quel folto gruppo di studenti che insieme si dirige all'entrata. Mi manca un po' quella vita universitaria che ho sognato ma mai realizzato.

29 aprile 2009

Victor Victoria e i fratelli Bergamasco

Non so chi di voi nello zapping serale abbia, per caso, buttato l'occhio su Victor Victoria. A chi è capitato, avrà certamente notato...come dire...due piacevoli e possenti presenze (mi riferisco soprattutto al pubblico femminile e a quello gay...ma anche etero se ha un po' di occhio): i fratelli Bergamasco. I cari Mirco e Mauro (che fantasia i genitori nello scegliere i nomi) si sono lasciati intervistare da Victoria Cabello (decisamente una delle presentatrici che preferisco). Proprio durante questa intervista/gag, Victoria Cabello chiede ai due rugbisti della nazionale (nonché del Stade français Paris Rugby) chi dei due si sarebbe "portato via" Geppi Cucciari a fine programma.
Adesso, non so voi, ma io al posso della Cucciari avrei detto Ma perché solo uno dei due? Se proprio "devo", perché doversi "limitare"?

Io preferisco un tipo di fisico più asciutto...ma i due fratelli decisamente non li butterei via.
E dopo questa manifestazione semi-adolescenziale di neuroni allo sbando, vi dò la buona notte.

24 aprile 2009

La neve di giugno

Non è un semplice documentario, è poesia pura, poesia storica. Le cose migliori spesso si trovano in orari proibitivi e passano sotto il silenzio.
Se vi capitasse, guardatelo, è un pezzo della nostra storia.

23 aprile 2009

883 - Citazione

La vita è una curva sinusoide, anzi come la descriverebbe uno dei miei prof di economia, è una curva crescente ma che non ha le caratteristiche di una retta, è fatta di un susseguirsi di sinusoidi più o meno ampie. E' un susseguirsi di crisi che precedono riprese, sia livello microscopico che macroscopico. I periodi di crescita con la C maiuscola sono dovuti a un'innovazione tecnologica a cui segue e l'innovazione amministrativa. Quando le due cominciano a andare con lo stesso passo, senza attrito la curva comincia a crescere con una pendenza maggiore. Perché parlo con un linguaggio così assurdo? Credo perché è il modo migliore di parlare che mi sia passato per la testa (pensando che economia non rientra tra le mie materie preferite, è tutto dire).
Io sono esattamente nella parte discendente della curva, in uno dei momenti di crisi (e il fatto che coincida con la crisi economica vi assicuro che è puramente causale, anche perché di economico la mia crisi ha ben poco). Probabilmente precedentemente ne ho vissuti anche di peggiori, ma questa è certamente la crisi peggiore da quando frequento l'università, ancora peggio del primo semestre del primo anno, perché allora c'erano altre cose in ballo e non erano quisquilie: città nuova a 1000 km da casa, tipo di vita nuovo, studi nuovi, stanza nuova, vita con coinquiline, i problemi con Martina, la situazione, per cui ora non trovo parole, con Mattia. Tutte cose che ora sono assenti e, con tutto ciò, allora trovai il modo per reagire e anche in modo vigoroso. Nulla è oggettivamente cambiato nella mia vita da studentessa rispetto agli altri anni, non ci sono novità effettive eppure io sono in crisi e da mesi a questa parte non sono ancora riuscita a reagire, con un output sempre più fuori il mio controllo. Manca quella innovazione che porta alla parte crescente della sinusoide e non so dove possa essere.
Ho dato a questo post il titolo 883 - Citazione e infatti così è. All'inizio non dovevo inserire che:

e siamo qui ai piedi in una strada
che sale su ripida e dissestata
la chiamano età della ragione
ci passano miliardi di persone
io spero di poterla fare tutta
guardare giù quando arriverò in vetta

Poi sono subentrate altre parole, eppure questo rimane Parlando a parole non mie perché quella che scrive non sono io...non sono io.

20 aprile 2009

Alice e Bill Harford - Citazione

Uno dei servizi mostrati da Le Iene (nello specifico quello della loggia che organizza serate orgiastiche in ville sparse per l'Italia) mi ha riportato in mente uno scambio di battute fantastico del film Eyes wide shut che avevo completamente rimosso dalla memoria. Per essere precisi il thoughts-flow è stato: Servizio de Le Iene -> Loggie orgiastiche -> Eyes wide shut (citato per altro nello stesso servizio) -> Nicole Kidman e Tom Cruise -> Finale del film.
Forse non tutti saranno d'accordo, ma io la ritengo, in un certo senso, una piccola perla di saggezza

Alice (Kidman): C'è una cosa molto importante che noi dobbiamo fare prima possibile...
Bill (Cruise): Cosa?
Alice (Kidman): Scopare

In fondo, il benessere psichico è frutto anche del benessere...come dire...fisico.

14 aprile 2009

In assenza di ispirazione...

...segnalo questa strip, per un sorriso che non fa mai male, anche se quasi-autoironico.



12 aprile 2009

Augurio epigrafico

Sebbene la mia sterilità nello scrivere che mi contraddistingue negli ultimi giorni, non posso non augurare a tutti una SERENA PASQUA!
E' un augurio epigrafico ma sincero.

Non potevo però non aggiungere un classico a questo mio post


9 aprile 2009

Strips

Non è mia intenzione parlare della situazione che stanno vivendo migliaia di persone in Abruzzo, sono già in molti a farlo, giusto o meno che sia, e io non mi ritengo all'altezza di discuterne. Volevo solo segnalarvi queste due strip che certamente valgono più di molte mie parole. (Cliccare sull'immagine per ingrandire).



6 aprile 2009

Gatti e "buona carne"

Normalmente le persone alle 2 di notte dormono, io invece mi ritrovo a leggere un articolo di economia in inglese (perché non bastava che fosse di economia...) dal titolo emblematico Can Science be a Business?. Non dico che sia una tortura studiare economia nell'ambito delle biotecnologie, probabilmente è molto utile...ma che due scatole! Poi l'inglese economico è quasi peggio di un trattato di filosofia e mi chiedo: ma se l'inglese scientifico è lineare, essenziale, quasi scarno, perché quello economico lo devo complicare? Non basta la materia in se per se?
Comunque mentre mi immergevo, non senza un po' di riluttanza, in questa lettura, dal giardino provengono dei versi agghiaccianti che non avrei mai pensato di sentire dentro Milano: quelli di due gatti in calore. Adesso non so chi di voi ha mai sentito che cappero di versi fanno i gatti quanto si accoppiano, sono realmente allucinanti. La prima volta che da piccola (6-7 anni all'incirca) vidi e udii tale scena credetti che i due mici in questione stessero litigando per cui mi preoccupai di far si che si staccassero... Non oso immaginare quante me ne mandarono i due gatti in quel momento nella loro lingua. Tornando a poco fa, quello che ancor più mi sconvolge è che sono a Milano, mica in campagna o in un piccola cittadina dove magari sono più presenti gatti randagi. I 4 anni avrò visto all'incirca 3 gatti gironzolare nella zona sud di Città Studi: da dove saranno usciti i gatti intenti a proliferare uditi poco fa?
Lasciando questo argomento, riprendo un post che avevo in mente da questo pomeriggio ma che poi non ho scritto. Alla fine della partita di pallanuoto di ieri mi è sorto il dubbio che la carne del mio braccio doveva avere un buon sapore, o comunque doveva essere invitate in quanto hanno provato a darmi 3-4 morsi due differenti giocatrici avversarie. Non ci sono riuscite bene, per cui i segni non sono così visibili se no inserirei anche una foto. Ai morsi si aggiungono un po' graffi sulla coscia sinistra (appena uscita dall'acqua una mia compagna ha esclamato: guarda la gamba! sembrano che ti abbiamo stuprata!) e qualche segno alla base del collo (per difficoltà evidenti non ho controllato la schiena), per non parlare di come la parte inferiore del costume fosse diventato un tutto uno con la mia pelle visto che prendevano il costume all'altezza della sgambatura e tiravano su fino a sotto il seno (questa "mossa" ha un nome bene preciso ma anche abbastanza volgare per cui lo evito). Adesso non dico di essere un angioletto in acqua, ne tanto meno una ballerina di danza classica (quando si gioca si gioca) ma si potrebbero anche tranquillizzare. Non fosse per altro che ormai dolore ne sento ben poco, ma di contraccolpo tendo a diventare più stronza (perdonate il termine) anche io. Le "gentili" dinamiche della pallanuoto femminile

3 aprile 2009

Quiz facebookiani

Tornando ai quiz facebookiani, poco fa ne ho fatto uno che mi è piaciuto particolarmente "Che libro ti rappresenta maggiormente?". Oltre al fatto che appena sento la parola "libro" le mie orecchie si drizzano, come se fossero quelle di un gatto, mi è sembrato meno scontato e stupido di altri.
Ma quello che più mi ha sorpreso è stato il responso (e non solo perché abbastanza articolato):

"Sei una persona estremamente complessa. E molto, molto interessante. Ti distingui certamente dalla massa, a volte forse isolandoti, o sentendoti incompreso, per questo. Sei molto profondo, e cerchi spesso un qualcosa che sembra sfuggirti, a volte hai impressioni e sensazioni che vorresti focalizzare meglio perché sai che ti stanno dicendo qualcosa di importante sulla vita. Sei innamorato del passato, e dei ricordi, soprattutto di quelli che giungono inaspettati, portati con sé come in una brezza primaverile da un odore, da un sapore, da un particolare apparentemente insignificante. Ed è proprio il particolare, il dettaglio, ad affascinarti, in tutto ciò che ti circonda, e anche in amore. I gesti di una persona, il suo modo di comunicare oltre le parole. Sei anche un amante dellarte e del bello, della musica, di tutto ciò che esprime in modo diretto emozioni e percorsi dell'anima. Per te, un’opera colossale, unica e irripetibile, una delle più grandi creazioni della letteratura di tutti i tempi: “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust"

Al di là del "molto, molto interessante" che ovviamente è un parere soggettivo a ogni persona, il resto è tutto esatto. Ovviamente non descrive tutto di me, ma quello che descrive è quasi assurdamente corretto.
Excursus. Ho aperto un vasetto di fichi bolliti, che mia madre aveva diligentemente preparato sottovuoto. Chi non è mai stato a contatto con le tradizioni calabresi probabilmente non ne ha mai sentito parlare e si chiederà "Che cappero sono?". In un certo qual senso sono dei dolci, anche se non è esatto. Credo che sia più corretto dire che fanno parte di una Tradizione che sin da piccola ho visto compiere anno dopo anno dai miei nonni materni. Tutto parte dalla raccolta dei fichi, quelli che maturano nei mesi estivi: mio nonno andava nell'orto con un bastone a uncino e un "panaru" (un cesto dotato di manico fatto di vimini). Man mano che li raccoglieva, li divideva e una parte li metteva sulle "cannizze" (questa è meno facile da spiegare, sono delle ripiani fatti di vimini intrecciati) per farli seccare al sole, girandoli ogni giorno. Una volta essiccati (e comunemente chiamati fichi secchi), c'erano svariati destini:
- un certo numero li mangiavo io ancora prima che venissero ulteriolmente lavorati
- una parte veniva utilizzata per fare le "crucette"; ossia quattro fichi aperti e posti a croce, farciti con gherigli di noci, successivamente infornati e infine cosparsi di "mele i ficu" (che tra poco spiego cosa è) caldo

- un'altra parte veniva bollita in un grosso calderone di alluminio, reso nero dal fuliggine del fuoco, per uno svariato numero di ore (che adesso non ricorso) rimestando spesso. Una volta cotti a puntino potevano esser consumati così come sono (fichi bolliti), ricoperti di cioccolato o conservati nei "padduni", ossia posti dentro foglie di fico e di arancio a formare una palla che poi viene infornata.

Il "mele i ficu" (ossia il miele di fichi) è invece fatto con i fichi freschi bolliti (sempre nel grosso pentolone per uno svariato numero di ore). Una volta cotti a dovere, sono posti in una specie di torchio e pressati per far uscire un liquido color ambra/ambra scuro, che poi verà ulteriolmente ridotto di 2/3 sul fuoco.
Di anno in anno ho visto compiere questa routine, questa tradizione, finché i miei nonni hanno potuto. Mi sembra ancora di vederle davanti a me le distese di "cannizze", il "panaru" colmo. Sono bellissimi ricordi. Come dice il test io sono un innamorata di ricordi.