La prima volta che andai a trovare mio fratello a Pisa dove si era trasferito per frequentare l'università (parlo del lontano 2001) rimasi colpita da uno strano "cappello", simile a quello di Robin Hood ma nero e con la punta tagliata. Io ero appena una liceale per cui ignoravo cosa fosse la feluca. Sentendo parlare mio fratello di quella tradizione universitaria, me ne "innamorai" all'istante, come di tutta la vita universitaria così "brillante", diversa, vissuta rispetto alla mia da appena liceale.
Per i cinque anni di liceo dentro di me sognavo di vivere l'università un po' come la ha vissuta mio fratello nella piccola e universitaria Pisa, tra serate con amici e corse in bicicletta per andare a lezione.
Quando fu il mio turno, scegli di provare il test di ammissione in tre differenti università: Padova, la statale di Milano e il San Raffaele. La prima è quella in cui puntavo di entrare, l'ultima quella in cui proprio non credevo, ma provavo tanto per. Il 2 settembre feci il test a Padova e lo passai, alla statale non ci provai neanche visto che ero passata a Padova, ma feci comunque quello al San Raffaele il 6 settembre. L'ironia della sorte volle che nonostante: non mi fossi preparata in modo specifico per quel tipo di test; alle 7 di mattina mi trovavo ancora a Roma Tiburtina perché il treno si era "rotto" e stava fermo li da più di 3 ore; ho corso come una disperata per tentare di arrivare a destinazione entro le 14 (ora di inizio del test); ho saltato colazione e pranzo in quanto avevo una tenaglia alla bocca dello stomaco; ho consegnato il test ben prima dello scadere del tempo in quanto stavo per svenire (NdR erano 150 domande a scelta multipla da fare in 150 minuti, ho consegnato dopo 90 minuti lasciando bianche 11 domande), riuscii a entrare al San Raffaele. Avete presente l'espressione di quanto si rimane a bocca aperta e non si riesce a proferire parola dalla felicità? quella ero io dopo aver letto i risultati.
Quello che allora non sapevo però era che la mia vita da universitaria non avrebbe avuto niente a che fare con quella che avevo "sognato" per 5 anni, niente dipartimenti e migliaia di universitari, niente corse per andare da un'aula all'altra ma sempre la stessa più simile a una classe liceale, non un centinaio di persone a seguire lo stesso corso ma appena una trentina, nessuna serata classica universitaria ma solo aperitivi (a volte con selezione all'ingresso)...il prezzo da pagare quando si frequenta un'ottima ma veramente piccola università di "elite" (prendete con le pinze questa ultima parola, per quanto possa considerarsi tale il San Raffaele, io non mi sento un'elitaria). No, non mi pento della mia scelta, rifarei comunque questa scelta per il plus che mi ha dato per quanto riguarda sia il laboratorio studenti che i laboratori di ricerca presenti nello stesso stabile (l'insegnamento teorico lo considero valido come nelle altre università). Ho messo davanti a tutto quello che potevo imparare.
Dopo quasi 4 anni mi sento comunque non amalgamata alla mia realtà universitaria, mi sento sempre un po' fuori luogo. E quando la mattina passo davanti al politecnico, sento un pizzico di invidia a non essere tra quel folto gruppo di studenti che insieme si dirige all'entrata. Mi manca un po' quella vita universitaria che ho sognato ma mai realizzato.
Nessun commento:
Posta un commento