17 marzo 2011

Un 17 marzo

So già che mi addentro in un discorso lungo che non posso portare a termine, per mancanza di tempo e, soprattutto, per mancanza di studio. Però qualcosina vorrei dirla anche io.
Io sono italiana, sono nata tale e mi sento tale, constatando i difetti che ci sono attualmente in Italia, constatando i miei limiti nell'essere italiana, constatando che nei miei programmi/sogni vivrò in Italia per pochi mesi ancora. Sono italiana, ma sono anche calabrese. Anzi sono profondamente calabrese. Vivo a Milano da 5 anni e mezzo, in Calabria non vivo mai più di 30 giorni di seguito, ma comunque lì sono cresciuta, lei sento terra mia, lei amo e odio. Quindi sì, io sono un'italiana calabrese, o meglio, una calabrese italiana, vissuta a Milano per anni e che per anni spera di vivere all'estero (giusto per rincarare la dose). Non sono né un buon esempio né uno cattivo.
Ed oggi è il 150° anniversario dell'unità di Italia. Figo. C'è tanta gente che se ne riempie la bocca con i pro e i contro, le discussioni sulla festa nazionale o meno, se è vero che è unita questa nazione o no. Leghisti, anti-leghisti, nazionalisti, comunitari, sinistroidi, destroidi. Tutti parlando da giorni, per non dire settimane, per non dire un mese. Festa sì festa no. Io normalmente sopporto le parole tanto quanto, ultimamente ancora meno.
Però a questo giro un po' di parole le metto anche io. Quante meno posso, promesso. L'Italia attualmente è unita nelle sue immense divisioni, con il nord che è quello che è e la "questione meridionale" trascinata da 150 anni a questa parte. Ma non mi raccontate la storiella idilliaca del Risorgimento e della spedizione che ha salvato il sud dalle barbarie del Regno delle due Sicilie. Vi prego, mi basta già quello che viene normalmente raccontato nei libri di storia e il senso di inferiorità misto all'orgoglio ottuso, spesso fine a se stesso, delle persone del sud. E avanza pure. Non ho intenzione di festeggiare questo giorno partendo da queste basi, soprattutto dalle lacune perpetrate di anno in anno.
Si vuole festeggiare l'unità dell'Italia? Bene, iniziamo a dire tutto su come è andata, iniziamo a raccontare la storia tutta quanta e non solo quella che piace raccontare. Leggiamo qualcosa di come è andata veramente 150 anni fa e di quello che realmente è successo dopo. Proviamo a prendere in mano quello che hanno scritto storici come Denis Mack Smith, senza la quantità esorbitante di ipocrisie nordiste e sudiste, italiane in generale. E poi sì, poi festeggiamo questa data a volto scoperto, se proprio vogliamo. E se ci crediamo realmente, iniziamo a lavorarci seriamente su questa nazione unita, non appiattendo le individualità, non osteggiando ciascuno quella altrui, ma facendole cooperare. Sempre se.

Nessun commento:

Posta un commento