28 novembre 2009

Massaggi e Point of interest

Voglio imparare a fare i massaggi. Ne che ora non li sappia fare, anzi me la cavo abbastanza bene (almeno a detta di tutti gli amici che li hanno provati) ma faccio quello che mi viene in mente lì per lì, senza uno schema, senza un percorso. Mentre io vorrei poter imparare le tecniche, imparare ad "ascoltare" un corpo con le mani, imparare a sentire i punti di maggiore sensibilità, imparare a rilassare e a dare vitalità allo stesso tempo. E' qualcosa che ho in mente da anni, così tanti che non ricordo quando è nata questa idea. E' qualcosa che mi sento dentro, che mi piace, che non mi stanca. Al momento rimarrà solo l'idea "stramba" di una ragazza ad un anno dalla fine dell'università.
Ora, è forse il caso di aggiornare un po' la mia attuale situazione, visto che è al quanto cambiata già da un bel po' (ma non sono stata mentalmente capace di farlo).
Tra me e Noise si è instaurato uno splendido rapporto di amicizia, una delle amicizie più belle qui a Milano e non solo (lo so, ci sono voluti 4 anni per creare dei legami che si possano chiamare tali, ma sono un diesel, ho bisogno dei miei tempi). In realtà questa amicizia è uscita fuori praticamente subito, ha convissuto per un paio di settimane con altre sensazioni, poi scomparse come erano nate.

Non so bene come spiegare ciò, non credo sia così semplice comprendere come le sensazioni interne a noi stessi possono evolvere in un modo imprevisto o convivere con altre quasi discordanti. Mi rendo conto della poca linearità (cosa che in realtà manca sempre in ciò che mi riguarda) eppure né quello che pensavo in passato né quello che penso ora sono sensazioni "finte". Adesso a Noise voglio un bene dell'anima, prima avevo serie difficoltà a scrutarne gli occhi. Non lo so, questa sono io, perennemente altalenante. Come è stato con Jo, anzi con lui la situazione era ed è ancora più complicata e poco comprensibile.
Ho capito che era cambiata aria quando ho preso una seria botta in fronte (metaforicamente parlando) lungo il corridoio del settore dove si trova il laboratorio in cui sono tesista. Ma di quelle botte che ti lasciano a bocca aperta e ansimante, di quelle che non ti aspetti neanche lontanamente perché il point of interest (noto tra gli addetti come nameless in quanto ignoro il nome) era già lì ma non ci avevi neanche caso. Fino al giorno che non si rimane colpiti e stesi a terra. Non c'è niente di peggio di avere la persona che ti scombussola fino al midollo che lavora a neanche 5 metri (linea d'aria) da dove è la tua postazione, incrociarla ogni due per tre in corridoio, sentendoti puntualmente con un piede in paradiso e con l'altro nell'inferno, e sapere che è out of range, fuori portata massima. Ho sclerato per circa due settimane a livelli impressionanti (con Noise che mi prendeva ampiamente in giro visto che io, da sclerata, sono veramente un caso clinico). Poi, vuoi gli impegni, vuoi che quando mi trovo davanti a un caso perso in partenza cerco prontamente (questa volta decisamente meno del mio solito) di distaccarmi, è riemersa la componente razionale che ha ristabilito una situazione mentale accettabile. Anche se ho riconosciuto dei sintomi a me già noti e non mi fido per niente di questa quiete psichica.

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