27 gennaio 2010

Io, gli altri e la risata irrefrendabile

Forse tentare di ragionare su più cose contemporaneamente non fa bene. Non lo so. In realtà ora mi trovo a pensare, mi pongo delle domande cercando nascoste nel mio inconscio le risposte.
Sono a telefono a parlare, anzi esattamente ascolto, quando scoppio a ridere senza alcun motivo e senza riuscire a fermarmi in alcun modo. Rido in un modo così convulso che mi scendono le lacrime. Provo due, tre, quattro volte a riprendere un po' di fiato ma niente, non riesco a frenarmi. Alla fine non so distinguere bene se stia ridendo o piangendo. Chiudo la telefonata per dignità scusandomi una decina di volte ed esco a prendere una boccata di aria e di fresco, sento come un nodo della peggior specie stretto alla gola.
Una risata isterica? una risata liberatoria? una risata dovuta ad ansia/stress? Non lo so. Non so neanche se definirla risata visto che la sensazione che mi è rimasta addosso non è delle migliori. Poi non riesco a ricollegarla realmente a niente che mi riguarda nel breve periodo. Anzi la mia giornata è iniziata con Tender dei Blur e un sorriso che partiva da un orecchio ed arrivava all'altro, tanto da notarlo più o meno tutti in laboratorio. Uscita dal laboratorio stava anche nevicando e la neve mi fa regredire ad uno stadio infantile. Se è quel paio di minuti di "respiro convulso" incontrollabile sono dovuti ad isteria o simile me lo sarei aspettato in un altro qualsiasi giorno ma non oggi. I don't know. Per questo chiedo al mio inconscio.
Lo so che il primo pensiero che passa per la testa è Ma quante pippe mentali ti fai per una risata (isterica o no)?, ma il nodo alla gola ancora non è andato via del tutto e non è propriamente bello da sentire.
Un pensiero, in parte scaturito da ciò, riguarda un mio atteggiamento che devo altrettanto frenare. Ripreso il controllo di me, la prima ondata di messaggeri sinaptici che passava da un neurone all'altro della mia testa ha scaturito il bisogno di dover parlare con qualcuno di ciò. Anche se più del fatterello in se per se non c'è da dire, io ho sentito la necessità impellente di doverne parlare. Visto l'orario ben poco adatto alla conversazione, il risultato è stato un senso di quasi "delusione", o meglio, di "bisogno insoddisfatto". Per me ciò è una sorta di "spia d'allarme", che insieme ad altre significa che sto diventando troppo dipendente dagli altri e che devo recuperare un po' del mio distacco razionale e della mia capacità di essere individuo a se stante.
Anche questo può sembrare esagerato, ma io devo confrontarmi con il mio passato. Ed il mio passato mi dice Watch out!

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