Ieri sono andata a vedere la prima partita di campionato della "mia" squadra milanese di pallanuoto, quella dove mi sono allenata negli ultimi 4 anni. Non tornavo in quella piscina da giugno, dall'ultimo allenamento fatto (e che ora neanche bene ricordo). Prima di entrare negli spalti ho sentito il cuore battere a mille, fortissimo. Da quando ho deciso di lasciare pallanuoto mi sono sempre tenuta lontana dalla piscina perché il tempo tende a sfumare tutto e si rischia di dimenticare i motivi delle scelte, o meglio, di sentirli meno. Andare oggi a vedere la loro partita è stata una specie di prova di forza, anche se prima non lo pensavo realmente, ma sentirmi agitata prima di entrare mi ha fatto capire come è difficile mettere via una parte di me stessa in cui ho dato fisicamente e mentalmente tanto. Durante la partita ho gridato così tanto da rimanere quasi senza voce, chi mi stava intorno deve avermi preso per esaltata. Ma era più forte di me, non riuscivo a essere una tranquilla spettatrice, infondo alcune di quelle ragazze le ho viste crescere in 4 anni, infondo era come se fossi anche io in acqua con loro. A fine partita Giadina mi ha chiesto come mai ho lasciato, dire che gli orari del laboratorio sono troppo variabili è il modo più semplice di rispondere, tralasciando tutto il resto per non complicare. Ale mi ha chiesto Ma a vedere la partita non ti viene voglia di ritornare?, ho risposto Ale con il laboratorio non posso, ed è come se non avessi risposto, anzi, non ho risposto.
La realtà è che un amore non lo puoi dimenticare, se un giorno diventerà indifferente vuol dire che non è stato amore.
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