E' da un po' che non parlavo con Tonia. Da ancora prima di decidere di staccare un po'. Da quando ho sclerato parlando di Bepp. Ultimamente quando ci vediamo non è aria di chiacchiera, io preferisco tenere per me argomenti che ora come ora non ho voglia di affrontare realmente con lei, di conseguenza lei parla a mo' di contagocce, in una sorta di mercato delle parole che è sempre esistito tra di noi. Non stiamo in silenzio, ma se si guarda la sostanza non si dice niente.
Questa volta tornavamo a piedi dal birrificio di Lambrate, lungo la strada della 93 nella speranza che qualcuna prima o poi passasse. Abbiamo riso come sceme ma non tanto per la birra, ma perché è da un po' che non accadeva, forse ne sentivamo bisogno entrambe. Tonia è fantastica quando parla di se, è raro che lo faccia di sua iniziativa, per questo lo noto facilmente. Io sono una persona che parla poco o niente di se e che comunque non ama parlare dei propri fatti; Tonia, se è possibile, è ancora peggio di me. Mentre io, all'interno di un gruppo, posso passare tutto il tempo ad ascoltare senza aprire bocca, lei può passare tutto il tempo a parlare ma senza dire niente di lei. Entrambe non parliamo di noi stesse, ma in modo completamente diverso. Poi quando parla la butta così, come se niente fosse, come un pescatore che butta l'amo, aspetta che qualcuno colga le due o tre parole che dice per portarla a parlare di più.
In realtà non posso dire con certezza che sia così, ma questa è l'impressione che mi da. Mette nel discorso quelle due frasi che se sei poco attenta ti sfuggono pure. Forse sono conclusioni solo mie campate in aria, forse no, ma "sentire" che non sono l'unica ad aver "bisogno" di dire qualcosa di me mi fa sentire meno out.
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