21 marzo 2010

In un corpo senza carne

Avevo deciso di non comprare altri libri visto quanti ho comprato e non ho ancora avuto il tempo di leggere, ma a questo non ho resistito. Mi colpì l'intervista fatta alla scrittrice e protagonista della storia, quello di cui parlava, di come ne parlava. Mi colpì la razionale follia che traspariva dal racconto di quel periodo della sua vita, la decisione sistematica di distruggere se stessa.
Ho letto questo libro in poco più di tre giorni. Spesso leggere quello che descrive è un pugno nello stomaco. La prima metà del libro è un pugno nello stomaco, poi è un alternarsi di luci ed ombre, di vittorie e sconfitte. Il suo modo di scrivere non nasconde niente o quasi, arriva tutto in modo diretto, il dolore, la rabbia, l'autodistruzione. Mi sono accorta che la mia espressione del viso era spesso tirata ma non sarebbe potuto essere altrimenti, i libri mi piacciono perché riesco ad immergermi nelle parole con tutta me stessa, le sento mie. Martina ha detto che è da autolesionisti comprare e leggere In un corpo senza carne. Mi ha chiesto Ma perché lo fai se ti fa sentire così? Io a volte ne sento il bisogno, mi è stato impossibile resistere una volta che avevo il libro tra le mani. Ognuno di noi ha una componente che spinge a farsi "male". Io la ho di sicuro.
E' un libro da leggere ma non è una storia facile. Se lasci che le pagine ti prendano, ti trasporta nel mondo scuro della violenza sessuale e dell'anoressia, nella voglia di autodistruggersi. Ti fa vedere come nessuno è realmente al sicuro da quello che ora possiamo considerare follie, che non esiste una reale normalità, il confine è un sottile filo pronto a rompersi. Ed è inutile giudicare, sentirsi superiori, sentirsi intoccabili.
Forse questo libro mi serviva anche per capire, solo che non ho ancora afferrato cosa cercassi di capire.


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