Voglio scrivere a ruota libera, senza rileggere, senza far caso ai collegamenti, senza pensare che tipo di parole possono uscire; semplicemente scrivere perchè ora che ho re-iniziato è dura non farlo, non fa per me. E' strana, quasi assurda questa necessità di metter nero su bianco i pensieri, di lasciare una traccia che duri di più delle sinapsi, come se fin quando non mettiamo le parole una dopo l'altra non crediamo ai nostri stessi pensieri, alle sensazioni. Da piccola ho sempre odiato scrivere, ora non riconosco un motivo preciso ma l'odio è iniziato alle elementari e durato fino al liceo. Il tema di italiano era ciò che meno mi piaceva della scuola, fondamentalmente mi reputavo una che non riusciva a esprimersi bene, in un certo senso una che non sapeva scrivere. Poi è iniziata la folle passione per il libri, le ore passate a divorarli fino a diventare una nottambula senza più speranza: prima buona parte dei libri presenti dentro casa, poi i sabato dopo scuola alla Domus Luce e successivamente alla Mondadori. Quando si dice amore a prima vista, per me i libri lo sono, non so dare un preciso motivo e sono l'unica cosa di cui sono gelosa. Il leggere ha acceso in me la voglia di scrivere, dandomi anche nuove espressioni, nuove parole, nuovi ritmi...è come se avessi imparato a scrivere leggendo. Gli ultimi due anni del liceo sono stati i più belli in campo saggi brevi alias compiti di italiano, concludendo con mio primo e unico 9 nel saggio breve sulla Calabria. Non è tanto il voto che lo rende speciale, ma come lo ho vissuto, come mi sono messa a scrivere di botto, quasi senza una scaletta degli argomenti, come se avessi già tutto dentro e non aspettasse altro che uscire fuori. Inconsciamente mi resi conto che per me era più facile parlare scrivendo che non a voce, perchè in fondo la scrittura è razionale, se non si è bravi è difficile notare emozioni e sensazioni...mentre la voce tradisce, così come lo sguardo e i gesti. Durante il secondo e il terzo liceo io e altre 4 compagne di classe (chiamate anche Campidoglio) creammo il Quaderno, l'oggetto più desiderato da tutti gli altri componenti della classe, specie i ragazzi, ma severamente proibito. Si tratta di un quadernetto utilizzato per scrivere a mo' di dialogo (non potendo chiacchierare durante lezione per ovvi motivi) , botta e risposta, parlando di tutto, ma veramente di tutto. Le utilizzatrici maggiori eravamo io e Gilda, prese dalle nostre disquisizioni sui ragazzi che piacevano a lei e sulle varie cazzate mie. Alle porte del quarto liceo io cambiai molto, e in parte anche loro, piano piano il Quaderno venne sempre meno utilizzato. Ora sono con me a Milano, per ovvi motivi non potevo lasciarli dove qualcuno potesse leggerli, specialmente i miei genitori. Un altro quaderno, ma decisamente diverso, nacque alla fine del quinto liceo: era una sorta di diario scritto non per me ma per Martina con cui avevo stretto un'amicizia particolarmente importante in quel periodo e tuttora una delle amicizie più importanti che ho, qualcuno la definirebbe una "migliore amica", in realtà non mi piace come definizione, per me l'amicizia è il rapporto che ho con persone quali Martina e Tere (ma non solo loro), il resto è qualcosa che definire amicizia è difficile. Comunque sia diedi io inizio a queste serie di quaderni, in tutto 3 se non sbaglio, cercando di scrivere quello che a voce non dicevo perchè mi dimenticavo o non ci riuscivo. Non ricordo tutto ciò che ho scritto, solo alcune pagine, ma ricordo bene quanto più andava avanti il quaderno, tanto più era difficile parlare a quattrocchi. Non mi pento di aver scritto quei quaderni, in un certo senso era un dono che facevo volentieri. L'ultimo si concluse scrivendo che in qualsiasi caso le avrei voluto bene: era l'inizio di un periodo che ha provocato uno strappo profondo nella nostra amicizia ma che allo stesso tempo ha permesso di maturare. Ora a volte mi mancano quei mesi finali del mio quinto liceo, quella amicizia esplosa in poco tempo, ma guardandomi mi rendo conto che non posso far parte del mio presente, non come sono ora. Uno step successivo nel mio personale cammino nella scrittura (non intesa come stesura di opere, ma come utilizzo a fini personali di questa facoltà) è stato il mio blog su msn space, iniziato a gennaio del 2006. In quello spazio virtuale sono stata sempre incapace di scrivere tanto per, ma seguivo una sorta di ispirazione data da quello che provavo e tradotta in uno stile di scrittura per lo più contorto, frammentato, metaforico e indiretto. Le ultime mie parole le ho scritte il giorno del mio ventunesimo compleanno, dopo a parlare sono state e sono foto. Perchè zittire uno spazio che andava avanti da 2 anni? Perchè c'erano cose di quel luogo che cominciavo a non sopportare, commenti buttati a caso e soprattutto mi ero seccata di dover scriver in modo tale che non si capisse. Conclusi comunque in bellezza, con uno dei post più sentiti da me.
Non ho dato un'immagine immacolata della scrittura, allora perchè sono qui a scrivere? Per svitare un po' la valvola a pressione che compone la mia testa. Mi si chiudono gli occhi, è l'1 e 40 e appena ora quelli sopra hanno smesso di fare casino. Meglio dormire.
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