27 maggio 2008

Tra fede e pluralismo della società

Nuova "lezione" (per quanto è restrittiva come definizione) di bioetica, l'argomento trattato è l'aborto da più punti di vista: procedure ammesse in Italia e all'estero, legislazione italiana e di altri paesi, posizione della Chiesa Cattolica. In questi ultimi mesi l'escalation di slogan (alcune volte fin troppo simili al terrorismo psicologico) ha riportato in auge il dibattito mediatico, generando auditel e dibattiti più accesi che esemplificativi. Vado oltre le fazioni politiche che seguono la posizione pro-life (vedi Ferrara) o pro-choice (vedi Radicali ma non solo loro), non credo di aver né arte né parte per mettermi a disquisire sul loro punto di vista, ma provo a tirar fuori la mia posizione in questo mare di morale e leggi.
Per dare un background a quello che scrivo devo almeno citare la mia "educazione religiosa":
- figlia di una famiglia cristiana cattolica praticante (detto così sembra la definizione di una malattia genetica ereditaria...) con il pregio (o difetto, dipende dai punti di vista) di aver sì educato secondo la fede cristiana ma di non aver certo stressato (alias non hanno mai fatto discorsi sulla verginità fino al matrimonio&co.);
- ho seguito tutti i passi standard dell'educazione cattolica, meglio nota come catechesi;
- ho frequentato la scuola materna e primaria alle Canossiane (più per necessità di orario di lavoro dei miei che per il tipo di scuola in se, ma ciò non toglie che la maestra fosse una suora, che ogni sabato si leggesse il Vangelo della domenica, che tutte le recite fossero incentrate su avvenimenti delle Sacre Scritture, che fosse bandita qualsiasi tipo di parola volgare, additate come peccato quasi mortale [ho iniziato a dire le prime parolacce alla fine delle medie], etc etc ).
In tutto ciò si intercala il mio modo di essere, il mio carattere (la curiosità intrinseca a 360°, il mettere in discussione per capire, il non volere imporre il proprio modo di vedere ma comunque il voler sempre discutere [nell'accezione buona del termine], il prendere tutto o quasi con le pinze, etc) e i miei studi (uno fra tutti le biotecnologie mediche).
Ora, la mia posizione si scinde in due: personale e "pubblica". Personale, cioè quello che io (singolo individuo) farei, segue il credo cattolico per cui l'embrione è vita e di conseguenza non abortirei (da tener conto che sono parole di una che comunque non si è fin ora mai trovata nella situazione di dover scegliere, cioè sono in una posizione "difettiva"). Pubblica, cioè quella che seguo quale persona facente parte di una società, ha di base l'opinione che siamo un mondo pluralista, bisogna quindi trovare un compromesso per cui vengano rispettate anche posizione (e situazioni) differenti dalla mia: come posso imporre io a un'altra ragazza vittima di stupro (per esempio) di non abortire?
So che questo fa di me una persona ambigua o comunque non lineare, ma personalmente trovo poco ragionevole chi si chiude a riccio nel proprio pensiero e non si rende conto che non esiste il proprio micromondo esperienziale. Dicendo questo mi rendo conto del fatto che come persona cattolica dovrei difendere a spada tratta e in qualsiasi luogo il pensiero della Chiesa, ma come semplice persona non riesco a non aver dubbi, su questo argomento come su altri difesi dalla Chiesa (provate a spiegarmi senza frasi fatte gli atti impuri del sesto comandamento e come si possa star bene con se stessi se si ignora che abbiamo degli impulsi fisici, non essendo fatti di solo spirito [aggiungerei per fortuna]). Ancor di più come donna, intuisco che non è certo una scelta che si prende così facilmente ed ha comunque conseguenze a livello psichico, più che fisico, notevoli (spero, forse vanamente, che prima o poi nelle encicliche si parli semplicemente della donna in quanto tale e non ristretta nella visione di moglie e/o di madre). Concludo dicendo che una legge che regolamenti l'aborto (e non che lo renda un diritto di libertà o di privacy, come alcuni pensano) non impone certo a me di abortire se lo trovo sbagliato, allo stesso tempo tiene conto di posizioni e situazioni differenti, che in uno Stato credo sia una delle priorità.

1 commento:

  1. "- Ricercatrice in provetta - - Capotosta 100% doc" simpaticissima questa tua descrizione....
    mentre ti districhi fra bioetica, aborto, Chiesa e quant'altro ti dico che io per una vittima di stupro sicuramente offrirei certamente la possibilità dell'aborto..... oggigiorno già è difficile essere genitori avendoli concepiti con amore... figuriamoci con la violenza????
    per il resto concordo!!!!
    buona serata ....
    smack

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